C’è un pezzo di storia culturale del nostro Paese che vuole essere cancellato. E io non ci sto.
Ancora faccio fatica a credere che il nome Estate Romana non esisterà più.
Perché? Che c’è di così sconvolgente? Alla fine la giunta capitolina, dopo questo lungo periodo di stop dagli eventi, ha deciso che era l’ora di cambiare. Adesso si chiamerà RomaRama, una nuova immagine e un nuovo claim “L’arte che muove la città!” e da Luglio 2020 il nuovo sito sarà online, per cui ora possiamo solo immaginare questo cambiamento.
Si tratterà, a detta del Vicesindaco di Roma Luca Bergamo, di un”palinsesto culturale che durerà tutto l’anno“, per cui il nome Estate Romana non rispecchia più questa nuova fase degli eventi in città.
Per la Sindaca di Roma, Virginia Raggi c’è stata l’esigenza di cambiare nome “non tanto perché siano cambiati i valori dell’Estate Romana quanto perché sono cambiati i tempi”.
E solo su una cosa siamo d’accordo: i valori.
E’ stata un’eredità talmente grande quella che Renato Nicolini ha lasciato alla città di Roma – ma non solo – che questo cambiamento non può passare inosservato.
Sono fortemente convinta dell’importanza di continuare a far conoscere ancora oggi – a più di 40 anni dalla sua nascita- che cosa ha rappresentato veramente questa manifestazione nel panorama degli eventi culturali italiani, prima che tutto questo finisca nei ricordi nostalgici di serate estive romane accarezzate dalla brezza del ponentino.
E io, così come tanti operatori del mondo della cultura, dobbiamo tanto all’Estate Romana di Renato Nicolini. E’ dedicandomi allo studio di questa straordinaria manifestazione che ho capito il profondo valore degli eventi culturali. Nonostante le difficoltà che inevitabilmente si incontrano nel lavorare con la cultura in Italia, e nella fattispecie a Roma, è proprio grazie all’estate Romana che ho iniziato il mio percorso.
Ho sempre creduto, e continuerò a farlo, nei valori trasmessi dalla sua Estate Romana e della cultura come bene al servizio di tutti, nessuno escluso.
Sarebbe riduttivo riassumere in queste poche righe la rivoluzione culturale dietro la nascita dell’Estate Romana, che è stata capace di lasciare alla città dei nuovi modelli culturali, creando nella società un bisogno di cultura e di strutture culturali degne di una Capitale Europea.
Un’offerta culturale destinata a tutta la città, dal centro alle periferie. L’idea di catturare l’immaginario dei romani, di fare di Roma una città in cui la cultura sia attiva, partecipativa, capace di migliorare la qualità della vita, una cultura dove i cittadini potevano sentirsi veramente i protagonisti dei luoghi storici in cui avvenivano le manifestazioni.
L’Estate Romana ha portato con sé uno straordinario carattere innovativo, ha permesso l’incontro e la creazione di spazi di condivisione di vita culturale, e ha fatto nascere nei cittadini la voglia di avvicinarsi alla cultura.
Spero davvero (ingenuamente) che RomaRama non rappresenti solo un cambiamento di immagine, ma una vera e propria sfida nella costruzione di una nuova identità legata alle politiche culturali romane, che sia interessante e innovativa in grado di aprire un nuovo capitolo legato agli eventi culturali. Lo stesso Nicolini diceva che:
“bisogna accettare che la nostra vita sia effimera, e che le cose cambino per riuscire a mantenere un senso. Se qualche cosa ci ha emozionato ce la ricorderemo per sempre.”
Dunque, cara amministrazione, non dimenticatevi della responsabilità della scelta fatta, delle emozioni e del significato che ci ha lasciato l’Estate Romana